UN SALTO A JI-PARANÁ   MARZO 2008

 

Più volte avevo ricevuto da Laura, e non solo, l’invito ad andare a trovarla. Più volte m’avevano ricordato che in Argentina c’ero stato, a fare visita a don Duilio e don Sergio, e che avevo loro promesso di andare a vedere il luogo dove vivevano. Ricordo ancora il primo viaggio a Santiago del Estero; l’incontro in aeroporto coi nostri due missionari che ci hanno accolto con una bottiglia di vino, naturalmente rosso, per ricordare il nostro “Conero”. La loro gioia, la mia, anzi la nostra (eravamo in 7), è stata grande. Li avevamo fatti felici, perché ci hanno mostrato la loro vita, il loro lavoro, la loro realtà. Sentirsi considerati, sentirsi compresi per il loro impegno, vedere che qualcuno andava a visitarli. Ci hanno resi felici. È stato bello e significativo. Pur avendo delle grosse difficoltà, per la salute di mia madre, decisi di partire con Laura. L’ho deciso all’ultimo minuto. E, dopo pochi giorni, eravamo in volo per San Paolo, dove la coincidenza non ci ha aspettato. Forse, Laura si è dimenticata di dire che aveva un ospite, o forse ti considerano solo quando rivesti un ruolo o un incarico e, siccome il mio mandato era terminato, ero ricaduto nell’anonimato. Dopo tre ore di fila siamo stati accompagnati in un albergo che ha visto la nostra permanenza solo per 4 ore. Di nuovo all’aeroporto. Volo per Brasilia; cambio; volo per Porto Velho: taxi e autobus per Ji-Paranà. Dopo 5 ore di corriera e circa 50 di viaggio, uno striscione ci accoglie. E dietro lo striscione i volti sorridenti di Angelita e Patricia e di altri che conoscerò meglio in seguito. La stanchezza non ci ha impedito di chiacchierare un po’ e di programmare alcune “cose” per i prossimi giorni. Ricordate, però, che in America latina come si programma, altrettanto si è capaci di riprogrammare e cambiare completamente ogni proposito. Per questo è meglio, forse, sviluppare lo spirito di inventiva e non prendersela se alla sera decidi un programma ed il giorno dopo ne fai un altro. Ma un impegno era stato previsto e mantenuto: l’inaugurazione della biblioteca intitolata al compianto collega, professor Sauro Strologo. Avevano contattato le autorità civili e religiose, la cui partecipazione era, in verità, non sicura. Si sa che l’autorità va invitata per iscritto e facendo conoscere ad ognuno il programma e gli interventi; in questo modo si stimola o la concorrenza (se lui…allora, anch’io) o l’emulazione (c’ero anch’io). L’invito ha funzionato. C’erano sia il Vescovo che il Pastore luterano; c’erano Sindaco, Vicesindaco, Assessore, Presidente di quartiere, giornalisti e televisioni. È stata una festa per tutti. È stato un modo simpatico per far conoscere la realtà del Progetto e del Centro. Gli altri giorni li ho passati al Centro, a contatto coi ragazzi. Non conoscendo la lingua non potevo comunicare che con il sorriso e con l’attenzione a questi bambini. Se ti comportavi in un modo con uno, lo dovevi fare con tutti. Sono stato accettato come “Tìo (zio) Carlo”. Ho incontrato tante persone: simpatiche e non, ed anche “razziste”. E questo mi ha fatto star male. Ho conosciuto Dom Bruno, vescovo salesiano, nato a Torreglia di Padova, da 40 anni in Brasile, da 9 vescovo e da 1 vescovo di Ji-Paranà. Gli auguro un “sacco” di bene e di continuare sulla strada intrapresa di ammodernamento della diocesi. L’ho rivisto anche a Camerano, dove ha avuto la bontà di venire a farmi visita. Sono informato dei suoi impegni. Mi piace ricordare il documento, condiviso con il Pastore, che invita i cristiani a non sprecare il voto dandolo a candidati condannati o sotto processo. Quale testimonianza dal “terzo” mondo! Quale vuoto, se applicato, nel Parlamento italiano! Ho conosciuto i genitori di Angelita ed i simpatici nonni di Patrizia. Ho bevuto succhi di frutta dai nomi per me sconosciuti, ma buoni. Ho dimenticato vino e liquori e, dopo i primi giorni, anche la birra. Ho mangiato il piatto tipico, riso con…tutto quello che vuoi o ti capita, tutti i giorni, ma sempre cosparso di farina di tapioca. Ed una volta che “Gorda” ha fatto la pasta, in mio onore, l’ho rimproverata. Sono stato con Angelita, Patricia e Laura. M’hanno sopportato. La loro vicinanza è stata per me un’esperienza bella. Per giorni - dopo il mio rientro - ci siamo sentiti tramite skype, posta elettronica e telefono. Se avessi potuto, sarei ripartito subito. E la visita di Dom Bruno, qualche tempo dopo qui a Camerano, m’ha portato tanta gioia. Abbiamo bisogno di preti così, anche se per il mondo ce ne sono tanti! Che dire delle “mie” tre donne, se non tutto ciò che c’è di bello. Intendiamoci, hanno anche loro difetti e guizzi d’umore. Ma bisogna viverci accanto per vedere cosa fanno e per apprezzare la loro generosità. Spero solo di poter ritornare presto a Ji-Paranà. E questa volta non si libereranno di me molto facilmente!

CARLO PESCO